Avevo fatto una promessa mesi e mesi fa. La recensione del concerto di Alex Britti, tenutosi al metarock a Pisa nel settembre 2013, doveva essere pubblicata in qualche forma... recensione scritta da Ila, uno dei miei peggiori demoni mai affrontati, demone chiaramente non ancora sconfitto, dal quale son scappato per mancanza di forze. Ma tant'è che a distanza di tanti tanti mesi, mi va di pubblicarla...d'altronde le promesse son promesse ed a me va sempre di mantenerle una volta fatte. Io che mai faccio promesse.
“…” c’è stato il concerto di uno degli artisti che più
riconosco come tali, non per nome o abitudine, ma per vissuto. Alex è
riconosciuto come uno dei migliori chitarristi italiani da molti, e questo è
indubbio, ma una nota la porrei sul suo modo di esprimere i testi che canta,
con una voce che definire limpida è un eufemismo. Testi e frasi che possono
apparire di una semplicità banale, associati alla sua voce ed al suo modo di
fare danno sensazioni degne di questo nome, ed è esattamente quello che ha fatto
al concerto: ha preso un background fatto di canzoni trite e ritrite e le ha
trasformate in esperienze, esperienze che tutti abbiamo vissuto, in modi
meravigliosamente diversi. E tutti, sotto quel palco, le abbiamo sentite come
nostre, le abbiamo manipolate, masticate e mandate giù, queste esperienze messe
in cassetti dimenticati da chissà quanto. Alex ha il potere di evocare
sensazioni forti senza usare parole particolarmente sensazionaliste nei suoi
testi, gli basta la chiarezza, la semplicità di poche, semplici note ben
piazzate, associate ad un gergo così quotidiano che non c’è da stupirsi del
fatto che chiunque possa coglierlo. Un’abilità che molti artisti non hanno, per
mancanza di voglia o di interesse, o, chissà, magari di capacità. Parlo non da
fan, ma sicuramente come voce di una generazione che ha avuto Alex Britti come
colonna sonora di diversi momenti, episodi adolescenziali e, perché no, stupidi
motivetti da serate estive. E subito dopo un’estate passata al suono de “la
vasca”, ti accoglie l’autunno al suono di “piove”, l’inverno con “oggi sono io”
e la primavera con “lo zingaro felice”.
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